sábado, 4 de marzo de 2017

Il Triangolo Strategico che Cambierà il Mondo (Federico Pieraccini)

Federico Pieraccini, L'Antidiplomatico, 03/03/2017

Mentre il mondo continua a decifrare o digerire la nuova presidenza Trump, dipende dai punti di vista, importanti cambiamenti avvengono nel grande triangolo strategico compreso tra Russia, Iran e Cina.

Il grande gioco che si sta evolvendo all'ombra del caos negli Stati Uniti, vede Iran, Russia e Cina coordinarsi su una serie di questioni più che rilevanti per il futuro del continente Eurasiatico. Con una popolazione di più di cinque miliardi di persone, circa due terzi della popolazione terrestre, il futuro dell’umanità passa attraverso questa immensa area. In un cambiamento epocale, da un ordine mondiale unipolare basato su Europa e Stati Uniti, ad uno multipolare con protagoniste Cina, Russia ed Iran, quest’ultime hanno scelto di ritagliarsi un ruolo di primo piano nello sviluppo del continente. Le impegnative sfide future del continente fanno parte dell'eredità lasciata dal frame work internazionale basato sull’ordine mondiale euro-americano creato dopo la fine della seconda guerra mondiale.


Osservando i grandi progetti che coinvolgono il continente eurasiatico, spicca il ruolo Cinese, Russo e Iraniano nelle diverse aree sotto la loro influenza. Il progetto One Belt One Road proposto da Pechino (investimenti per circa 1.000 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni), l’unione Eurasiatica (UEE) avanzata da Mosca per integrare le ex repubbliche sovietiche dell’asia centrale e il ruolo dell’Iran in Medio Oriente per donare stabilità e prosperità alla regione risultano centrali nello sviluppo eurasiatico. Naturalmente, questi progressi si fondano sul principio di un ordine mondiale multipolare; di conseguenza tutti i progetti hanno piena convergenza e necessità di vedere uno sviluppo congiunto e paritetico, tra nazioni, per un successo complessivo del continente eurasiatico.

In tal senso, le aree di maggior instabilità riguardano zone che cadono sotto sfere di influenza Cinese, Russa e Iraniana. Il principale luogo di agitazione è facilmente individuabile in Medio Oriente e Nord Africa, senza dimenticare l’area del golfo Persico ove la criminale guerra Saudita contro lo Yemen prosegue ormai indisturbata da 24 mesi.

Una sfida comune fonte di cooperazione: Il terrorismo islamico.

Il fattore comune di instabilità per il continente eurasiatico riguarda il terrorismo islamico usato come strumento di divisione e contrasto. In tal senso il ruolo Saudita e Turco con il Wahabismo ideologico e la Fratellanza Musulmana (FM) in chiave politica si contrappone frontalmente ai desiderata di stabilità Sino-Russi-Iraniani. Il ruolo di Teheran diventa quindi decisivo nella regione, non a caso, con il pieno supporto economico Cinese e militare Russo. L’Iran è la nazione mediante cui l’influenza Sino-Russa si manifesta a tutti i livelli nella regione e oltre. Il deterioramento della situazione militare in Siria ha comunque obbligato Mosca ad intervenire militarmente in supporto della Siria di Assad, alleato chiave Iraniano e viatico perfetto per contrastare l’influenza Saudita-Turca. L’arco sciita che collega Iran-Iraq-Siria-Libano è vitale per mantenere viva nella regione l’influenza di un mondo multipolare che non si basi unicamente sui diktat di Washington, emanati e rafforzati dall'influenza Saudita-Turca, spesso allineata ai voleri della componenti Sioniste, Wahabite e neo conservatrici dello Stato Profondo USA. Naturalmente Washington mediante i suoi alleati tenta in ogni modo di preservare l’ordine unipolare che vede attribuito agli americani il ruolo di arbitri e decisori delle questioni mediorientali, zona che notoriamente riverbera instabilità o stabilità nelle regioni confinanti, come ad esempio golfo persico e nord africa.

Non stupisce il tentativo di Mosca di allacciare rapporti speciali con l’Egitto post-Morsi (fratelli musulmani) per arginare l’influenza saudita-americana in Egitto e in Nord Africa, specie dopo la distruzione della Libia di Gheddafi. I segnali di Al Sisi sono più che incoraggianti e rappresentano una delle più nitide lenti con cui osservare un mondo multipolare in divenire. L’Egitto ha accettato finanziamenti Sauditi nel momento di massima tensione tra Doha e Riyadh, un evidente momento di debolezza per il Cairo, dettato soprattutto dai tumulti derivanti dal colpo di stato che ha tolto di mezzo Morsi, sostenuto da Qatar, Turchia e Stati Uniti. Eppure, in tempi recenti, l’Egitto non disdegna una cooperazione con Mosca in termini militare (l’acquisto delle due mistral dalla Francia presuppone l’acquisto di armamentario da Mosca, idem lo sviluppo energetico nucleare come alternativa all’importazione Saudita di Petrolio -- sospesa dopo un inizio di dialogo tra il Cairo e Damasco). L’Egitto cerca un posizionamento strategico nella regione che strizzi l’occhio al triangolo Iraniano-Russo-Cinese, senza escludere completamente l’apporto economico del duo Saudita-Americano. Al contrario, l’influenza Turco-Qatariota viene respinta e dichiarata ostile, soprattutto a causa della fazione più contigua alla fratellanza musulmana, fattore di grande preoccupazione nel Sinai.

La stabilità in Medio Oriente e in Nord Africa, come è evidente, passa da un aumento esponenziale del ruolo Iraniano di mediazione, da offerte economiche importanti dalla Repubblica Popolare Cinese (basti osservare la situazione in Libia e le offerte di ricostruzione in Siria) e dalla cooperazione militare con la Federazione Russa. L’importanza che giocano queste aree del globo non possono essere sottovalutate e rappresentano il primo passo verso una più profonda ristrutturazione dell’ordine mondiale in località centrali per il continente Eurasiatico.

Caucaso, Afpak e Asia Centrale: La Siria come caso di Studio.

Spesso, quando si affronta il pericolo derivante dall’Islam politico (FM) e dell'estremismo Wahabita, si sottovaluta l’importanza di tre aree chiave nel continente Eurasiatico: le ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale, il complicato confine tra Afghanistan-Pakistan e la zona del Caucaso. In queste aree, la cooperazione tra Cina, Russia ed Iran si trova ancora una volta a giocare un ruolo chiave con molteplici tentativi di mediare i numerosi conflitti, potenzialmente catastrofici per i progetti di sviluppo economico. I recenti attentati terroristici in Pakistan a Lahore hanno mostrato il vero volto della cooperazione tra Afghanistan e Pakistan, fortemente incoraggiato da Cina e Russia. Poco dopo un breve scambio a fuoco sul complicato confine Afghano-Pakistano, un’intesa è stata raggiunta tra Kabul e Islamabad per diminuire le tensioni e avanzare i colloqui di pace fortemente sponsorizzati da Mosca e Pechino. 

La necessità di interrompere l’escalation di tensione tra Pakistan e Afghanistan è uno dei focus primari di Russia e Cina per calmierare una delle zone più instabili del globo e fulcro di alcune importanti linee di transito dei futuristici progetti sino-iraniani-russi. L’instabilità di questa particolare zona dipende molto dal ruolo che India, Arabia Saudita, Stati Uniti e Turchia intendono giocare per controbilanciare il trio eurasiatico. Non risulta affatto una coincidenza che Mosca stia tentando in svariati modi di trovare un’intesa complessa con ognuno di questi protagonisti. Arabia Saudita e Turchia risultano un centro nevralgico nel controllo e nell’amministrazione del terrorismo internazionale: dalla Siria alla Libia passando per il Pakistan, Afghanistan e la regione del Caucaso, ovunque si trovano tracce dell’influenza negativa di Riyadh e Ankara. Il fattore determinante non sempre è rappresentato dall’influenza degli Stati Uniti, anche se Washington naturalmente incoraggia ogni genere di azione distruttiva indirizzata al processo di integrazione e cooperazione del continente eurasiatico.

La Siria sembra essere il primo punto d'intesa raggiunto, sulla carta, tra Turchia e Russia e potrebbe, se ottenuto un esito positivo al conflitto, rappresentare un mattone su cui costruire una futura cooperazione strategica. In tal senso l’incentivo energetico rappresentato dai gasdotti, di cui la Russia è il player principale, non vanno sottovalutati, come nel caso del Turkish-Stream. Anche nel Caucaso, altro luogo di estrema instabilità, il ruolo giocato da Russia ed Iran è stato decisivo durante la guerra dei quattro giorno nel Nagorno Karabakh.

Il fattore energetico rappresenta certamente un grosso incentivo anche per l’Arabia Saudita che da tempo osserva con interesse una diversificazione energetica puntando sul nucleare civile di cui la Russia è un leader mondiale. Mosca gioca al meglio le sue carte ed offre cooperazione militare ed economica con i partner più stretti (Iran, Cina, Siria, Kazakhstan, Tajikistan and Kyrgyzstan), cooperazione nell’industria bellica come incentivo ad un rafforzamento delle alleanze bilaterali (India, Pakistan ed Egitto) ed energetica a nazioni apparentemente distanti geo-politicamente da Mosca (UAE, Qatar, Arabia Saudita e Turchia) per aprire una breccia in cui far confluire intese geopolitiche più ampie.

Le strategie complessive delle tre nazioni guida dell’Eurasia mirano innanzitutto a rafforzare i confini nazionali con i paesi e le aree più tumultuose. Il recente viaggio di Putin in Kazakhstan, Tajikistan and Kyrgyzstan punta a sigillare il cosiddetto ventre molle Russo, eliminando l’influenza islamista terroristica ed espandendo la cooperazione economica del EEU. Un compito non facile, ma certamente incentivato da una situazione di reciproco guadagno per le nazioni coinvolte. Nessuna imposizione ma intese bilaterali di reciproca soddisfazione. In un senso, è ciò che la Repubblica Popolare Cinese tenta di instaurare in una delle regione più instabile del mondo, provando ad espandere il proprio bacino di risorse energetiche, come avvenuto di recente in Turkmenistan. La regione dello Xinjiang è stata messa nel mirino dall’organo centrale Cinese come luogo ove vi è la necessità di stabilizzare la situazione socio-politica, con l’obiettivo condivisibile di essere invulnerabile ad influenze esterne eterodirette soprattutto dalla Turchia, tramite appunto il Turkmenistan.

Il ruolo Indiano in questo contesto resta maggiormente difficile da comprendere, compresso da un sentimento anti-pakistano, anti-cinese, di sudditanza rispetto agli Stati Uniti e di alleanza con la Federazione Russa. In assoluto il ruolo di Nuova Delhi è quello più indecifrabile con tentativi di influenzare ogni contesto avanzando i propri obiettivi strategici. L’importanza strategica dell’alleanza tra Mosca e Teheran risulta fondamentale nel bilanciare la posizione Indiana. Storicamente l’India è un importante alleato dell'URSS e militarmente l’India continua ad avanzare importanti progetti bellici con la Federazione Russa. Negli anni più recenti, la repubblica Islamica di Iran ha contribuito enormemente a diversificare l'approvvigionamento energetico indiano, ma essendo un partner privilegiato di Pechino, contribuisce contestualmente a bilanciare il sentimento anti-cinese radicato profondamente dell'establishment indiano. Il fatto che India e Cina siano entrambi importanti clienti del gas e del petrolio Iraniano e degli armamenti bellici Russi agevola la comprensione di come Mosca e Teheran stiano tagliando fuori Washington e mitigando il sentimento anti cinese in India.

Il fuoco su cui soffia Washington in India risulta sempre più debole ed in contrasto con la necessità Indiana di creare delle basi stabili di business senza precludersi alcuna opportunità. La sfida più difficile riguarda il processo di pace tra Afghanistan e Pakistan che per interessi geopolitici locali vede l’India contrapposta ai desiderata del trio Iraniano-Cinese-Russo e molto aderente alle posizioni degli Stati Uniti. Occorrerà una forte cooperazione congiunta per mitigare la crescente instabilità nella regione. La SCO cercherà di implementare un frame work in cui discutere e giungere ad accordi omnicomprensivi tra tutte le parti coinvolte.

Il ruolo giocato da Cina e Russia in Asia Centrale non può essere sottovalutato anche per via dell'importanza delle risorse energetiche potenzialmente disponibili, senza dimenticare il ruolo di collegamento tra due aree economiche come Unione Europea ed Asia, di cui la EEU si propone come ponte-dorato di collegamento. Al momento il CTSO è un’organizzazione che, come la SCO, tende a dare priorità alla lotta contro il terrorismo, ma sempre più viene intesa come un luogo di discussione ed apripista per una cooperazione economica in divenire ma necessariamente dipendente da una stabilità territoriale. In questa zona del globo, la prosperità economica dipende fortemente dalla stabilità socio-politica e militare.

La grande sfida di Russia, Cina ed Iran. 

Raffreddare i settori caldi (Medio Oriente, Golfo Persico e Nord Africa) eradicando il problema terroristico e prevenire l’escalation in località confinanti o sotto la propria sfera di influenza (Caucaso, Afghanistan-Pakistan e Asia Centrale) evitando così una destabilizzazione deleteria.

E’ soltanto quando il frame work internazionale in queste zone vedrà stabilità che potranno nascere cooperazioni profonde ed ampie e di portata storica. In tal senso l’ingresso di India e Pakistan nella SCO ha rappresentato il primo passo di una più complicata trattativa che riguarda una dozzina di nazioni, guidate da Cina e Russia. La medesima situazione si può osservare con il futuro ingresso dell’Iran nella SCO allo scopo ben preciso di allargare l’influenza in aree instabili come Golfo Persico e Medio Oriente. Un altro esempio importante inerente la SCO riguarda l’adesione dell’Egitto, in divenire, per espandere persino in Nord Africa l’influenza dell’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai.

Il tentativo evidente di Russia, Cina ed Iran è gettare le basi per uno sviluppo che renderebbe di fatto irrilevante gli sforzi americani di prolungare il periodo unipolare. Combinando la popolazione mondiale del continente Eurasiatico con la crescita demografica ed economica di tali zone, non è difficile comprendere come, nel giro di poco più di due decenni, l’area che si estende dal Portogallo alla Cina e che comprende decine di nazioni su latitudini che si estendono dalle zone Artiche della Federazione Russa al Mar Indiano o al Golfo Persico, risulteranno il perno centrale intorno al quale ruoterà l’economia globale. La combinazione dei corridoi commerciali terrestri e marittimi renderà il continente Eurasiatico il fulcro mondiale non solo del commercio produttivo ma anche del consumo grazie all’aumento della ricchezza della classe media di quest’area del mondo.

In una visione strategica che storicamente incorpora decine di anni di pianificazione, Teheran, Mosca e Pechino hanno pienamente compreso che la stabilità è il primo obiettivo da raggiungere per poter efficacemente proporre uno sviluppo economico beneficiante tutte le nazioni coinvolte. In Asia, l’ASEAN inizia ad avere un atteggiamento meno belligerante con la Cina, nonostante Pechino continui ad assicurare i propri interessi strategici con la costruzioni di isole artificiali nel Mar Cinese del Sud. Duterte sembra essere l’uomo della cooperazione multipolare e la strada seguita dalle Filippine tracce la via per le restanti nazioni Asiatiche, specie dopo l’abbandono del progetto di TPP da parte di Washington.

Resta da vedere che ruolo potrebbe giocare il vecchio continente Europeo, al momento prono e compiacente con una strategia americana che tenta di isolare Russia, Cina ed Iran e quindi avanzare l’egemonia globale di Washington a costo di commettere ripetuti autogol, come visto in Ucraina con le sanzioni alla Federazione Russa. Non va escluso, in futuro, un cambiamento dello spettro politico in Europa, diretta conseguenza di strategie fallimentare che per troppo tempo hanno assecondato gli interessi Nordamericani a discapito dei cittadini Europei. Non risulta affatto casuale che molti partiti definiti populisti e nazionalisti abbiano tutte le intenzioni di volgere lo sguardo ad Est, iniziando a rincorrere una cooperazione che per troppi anni è stata negata da l’ottusità delle élite occidentali.

Cina, Russia ed Iran sembrano avere tutte le intenzioni di accelerare in questo progetto globale di cooperazione e difficilmente chiuderanno le porte a nuovi protagonisti esterni all’Eurasia, specie in un mondo sempre più globalizzato ed interconnesso. Basta osservare i legami e i propositi di sviluppo in Sud America della Repubblica Popolare Cinese per comprendere come la portata del progetto miri ad includere tutte le nazioni, senza esclusioni. È questo il fulcro su cui si basa il nuovo ordine mondiale multipolare, prima Statunitensi ed Europei lo capiranno e prima potranno tornare ad essere parte integrante e co-protagonista di un momento chiave della storia dell’umanità.

Il dilemma, per le élite occidentali, è insito nel ruolo che vorranno avere nel futuro nell’ordine internazionale; non più protagonisti assoluti ma attori parte di un cast internazionale di più ampia portata. L’ordine internazionale unipolare va esaurendosi, Il cosiddetto vecchio mondo è in crisi; riusciranno europei ed americani ad accettare un ruolo da co-protagonista o continueranno a rifiutare l’inevitabile cambiamento storico condannando le proprie popolazioni all’oblio?

di Federico Pieraccini - http://www.lantidiplomatico.it/
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